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Paolo Caccia Dominioni
(Nerviano,
14 maggio
1896 –
Roma,
12 agosto
1992) è stato un
militare,
scrittore,
ingegnere e
disegnatore
italiano.
Di nobile famiglia lombarda,
visse la sua adolescenza al seguito del padre diplomatico in
Francia, in
Austria-Ungheria, in
Tunisia ed in
Egitto; tornato in Italia nel
1913 si iscrisse al Regio
Politecnico di Milano frequentando il primo anno la
facoltà di
ingegneria. Trasferitosi a
Palermo, allo scoppio della
Prima guerra mondiale si arruolò immediatamente
volontario nel
Regio Esercito.
Dopo un primo periodo, come
soldato semplice in forza al 10° bersaglieri nella sede di
Palermo, frequentò il corso ufficiali a
Torino dal novembre
1915 al marzo
1916. Venne quindi assegnato al Genio Pontieri, dove,
divenuto
tenente, nel maggio del
1917 si guadagnò una medaglia di bronzo al valore
militare, per il
forzamento dell'Isonzo nei pressi di
Canale d'Isonzo durante il quale riportò una ferita non
grave.
Dietro sua richiesta venne
trasferito ad una sezione
lanciafiamme, di cui disegnò lo stemma di specialità,
operante in prima linea sul
Carso nell'agosto 1917, dove riportò una seconda ferita
alla mano.
Dopo la
ritirata di Caporetto dell'ottobre-novembre 1917, Caccia
Dominioni fu trasferito in seconda linea nella valle del
Brenta,dove fu raggiunto dalla notizia della morte in
combattimento del fratello Francesco Nicolò detto Cino,
sottotenente del 5° alpini, il 29 gennaio
1918.
Trasferito in
Libia a motivo del lutto nell'aprile 1918, venne adibito
a servizi di guarnigione nei dintorni di
Tripoli, dove lo sorprese l'annuncio della Vittoria (4
novembre 1918). Ammalatosi di
influenza spagnola, ebbe il rimpatrio nel maggio
1919 e fu congedato l'anno seguente.
Terminati gli studi, dopo un
iniziale avvicinamento al
Fascismo, se ne distaccò trasferendosi in
Egitto nel
1924, dove avviò la propria attività professionale,
progettando importanti edifici in tutto il
Medio Oriente.
Richiamato una prima volta
nel
1931, prese parte ad una spedizione (di carattere
esplorativo, fino a
Tummo) operante nell'estremo sud del deserto libico, il
che gli valse il grado di
capitano.
Richiamato ancora in servizio
per la
guerra d'Etiopia nel
1935, venne dapprima impiegato in una missione di
intelligence in
Sudan, poi in una pattuglia esplorante aggregata alla
Colonna
Starace, partecipazione che gli fruttò la Croce di
Guerra al Valor militare.
Agli inizi del
1940, mentre stava dirigendo i lavori per la costruzione
dell'Ambasciata
d'Italia ad Ankara, venne richiamato in servizio per la
quarta volta e assegnato per quattro mesi allo Stato
Maggiore di
Umberto II attestato alla frontiera francese. Gli venne
infine consentito di terminare i lavori in Turchia fino
all'agosto di quell'anno finché il richiamo definitivo alle
armi avvenne nel gennaio
1941; destinazione d'impiego il
Servizio Informazioni Militare. Insoddisfatto di questa
collocazione di retrovia, ottenne di essere assegnato alla
neocostituita specialità del
Genio guastatori alpino; destinato in un primo momento
in
Russia, nel luglio
1942 gli fu affidato il comando del 31º
Battaglione Guastatori d'Africa del Genio,
impiegato durante tutta la
campagna del Nord Africa.
Durante l'offensiva della
prima battaglia di El Alamein, alla quale partecipò con
una compagnia esplorante dei suoi guastatori, Caccia
Dominioni venne decorato dal generale
Erwin Rommel con la
Croce di Ferro di 2ª classe tedesca, seguita da un
encomio solenne.
Partecipò poi anche alla
seconda battaglia di El Alamein nel novembre 1942, con
il suo 31° che era stato assegnato di rinforzo alla
185ª Divisione paracadutisti "Folgore", riuscendo a
sfuggire all'accerchiamento; il suo battaglione fu l'unico
reparto organico superstite del X
Corpo d'armata italiano; per tale risultato il
maggiore Paolo Caccia Dominioni di Sillavengo venne
decorato di Medaglia d'argento al
valor militare.
Dopo un periodo di
convalescenza, nel maggio
1943 si fece promotore della ricostituzione del
Battaglione Genio guastatori alpini, e ne assunse il comando
fino all'8
settembre 1943. Sfuggito alla cattura tedesca, si diede
alla macchia entrando nel gennaio
1944 a far parte della 106ª
brigata partigiana Garibaldi.
Nella
Resistenza, dopo varie vicissitudini, arrivò alla carica
di
Capo di Stato Maggiore del Corpo lombardo Volontari
della Libertà nell'aprile
1945. Per la partecipazione alla lotta partigiana ebbe
la
Medaglia di Bronzo al Valor Militare.
Dopo la fine della guerra
riprese la sua attività nello studio di ingegneria del
Cairo, e nel
1948 venne incaricato dal governo italiano di redigere
una relazione sullo stato del cimitero di guerra italiano di
Quota 33 ad
El Alamein, a cui seguì presto l'incarico di
risistemazione.
Ebbe inizio così una missione
di recupero che durò circa quattordici anni, spesi in gran
parte nel deserto, alla ricerca delle salme dei caduti di
ogni nazione, culminante con la costruzione del
sacrario italiano da lui progettato.
Conosciuta nel
1953 la moglie
Elena Sciolette, Paolo Caccia Dominioni tornò in Italia
nel
1958, lasciando le redini della missione a
Renato Chiodini pur continuando la supervisione del
sacrario di Quota 33 con frequenti visite in Egitto.
Dal
1962 in poi, anche in seguito alla pubblicazione del
libro Alamein 1933-1962 che vinse il
Premio Bancarella, Paolo Caccia Dominioni svolse
un'intensa attività progettistica di sacrari e cappelle
commemorative dei caduti italiani della
Seconda guerra mondiale, unita ad una fertile attività
letteraria e illustrativa attorno alle proprie vaste
esperienze belliche, che gli fruttò diversi premi e
riconoscimenti (tra i quali il San Valentino d'oro della
Città di
Terni).
È da segnalare che Paolo
Caccia Dominioni, che parlava correntemente tedesco,
francese, inglese, arabo, continuò la sua attività di
architetto e scrittore anche in tarda età fino alla morte,
sopraggiunta all'ospedale
militare del Celio all'età di 96 anni nel
1992
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Medaglia d'oro al valore dell'esercito |
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«Già Comandante del 31º Battaglione
Guastatori del Genio nelle battaglie di El Alamein,
assuntasi volontariamente, dopo la fine della
Seconda guerra mondiale, l'alta ed ardua missione di
ricerca delle salme dei Caduti di ogni Nazione,
disperse tra le sabbie del deserto egiziano, la
svolse per oltre 12 anni, incurante dei disagi, dei
sacrifici e dei rischi che essa continuamente
comportava.
Con coraggio, sprezzo del pericolo, cosciente ed
elevata preparazione tecnico-militare, condusse
personalmente le ricerche tra i campi minati ancora
attivi, venendo coinvolto per ben due volte
nell'esplosione delle mine, sulle quali un suo
gregario fu seriamente ferito e ben sei suoi
collaboratori beduini rimasero uccisi.
Per opera sua oltre 1.500 Salme Italiane disperse
nel deserto, unitamente a più di 300 di altra
nazionalità, sono state ritrovate. Altre 1.000,
rimaste senza nome, sono state identificate e
restituite, con le prime, al ricordo, alla pietà ed
all'affetto dei loro cari.
4.814 Caduti riposano oggi nel Sacrario Militare
Italiano di El Alamein, da lui progettato e
costruito, a tramandarne le gesta ed il ricordo alle
generazioni che seguiranno.
Ingegnere, Architetto, Scrittore ed Artista, più
volte decorato al Valore Militare, ha lasciato
mirabile traccia di sé in ogni sua opera, dalle
quali è derivato grande onore all'Esercito Italiano,
sommo prestigio al nome della Patria e profondo
conforto al dolore della Comunità Nazionale
duramente provata dai lutti della guerra.[2]»
— El Alamein, Sahara Occidentale Egiziano, 1942-1962 |
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Medaglia di argento al valor militare |
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«Comandante di Battaglione Guastatori,
con perizia, entusiasmo, tenacia, esponendosi sempre
dove più arduo era il compito dei suoi uomini,
riuscì a fare del suo reparto una valida unità di
guerra che, disputata dalle Grandi Unità in linea,
seppe apportare, a prezzo di gloriose perdite,
l’efficace suo contributo dovunque lo richiedeva
l’asprezza dell’attacco o il consolidamento di una
disperata resistenza.Accerchiato durante un
ripiegamento, benché ferito, rifiutava sdegnosamente
la resa, e riusciva a salvare il suo reparto, col
quale continuava, con indomito valore, una strenua
resistenza.»
— El Alamein - Sirtica (A.S.), giugno-dicembre 1942 |
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Medaglia di bronzo al valor militare |
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«In ardite ricognizioni e nella
preparazione dei mezzi per il passaggio dell’Isonzo,
diede bella prova di calma ed intelligenza. Nel
difficile gittamento di un ponte e con successivi
traghetti e spiegamento delle truppe sotto i tiri
nemici, dimostrava sempre grande coraggio e sprezzo
del pericolo.»
— Ajba - Loga , 15-18 maggio 1917 |
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Medaglia di bronzo al valor militare |
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«Comandante di distaccamento
partigiano si distingueva per elevata capacità,
sprezzo del pericolo e senso del dovere, riuscendo a
catturare numerose armi al nemico. Catturato e
tradotto in carcere, nel tentatico di evadere veniva
ferito ed immobilizzato. Sottoposto a stringenti
interrogatori, torture e minacce di morte,
sopportava stoicamente ogni violenza - per cui
rimaneva invalido permanente - senza rivelare
alcunché sulla causa partigiana.»
— Lombardia, 15 settembre 1943 - 25 aprile 1945 |
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Croce di guerra al valore militare |
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«Ufficiale addetto alle informazioni
per una colonna celere A.O., assolveva i compiti
affidatigli con perizia ed ardimento, prendendo
diretto contatto con nucleo di armati nemici che con
il loro atteggiamento rendevano incerta la
situazione. Successivamente, per incarico avuto dal
Comandante della Colonna, dirigeva lavori di
sistemazione stradale, con mano d’opera indigena, in
zona soggetta alle insidie del nemico.»
— Africa Orientale Italiana, maggio 1936 |
Croce al merito di guerra (4 conferimenti)
Medaglia di benemerenza per i volontari della guerra
italo-austriaca 1915-1918
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca
1915-1918
Medaglia interalleata della vittoria
Medaglia a ricordo dell'Unità d'Italia 1848-1918
Medaglia commemorativa delle operazioni in Africa orientale
ruolo combattente
Medaglia commemorativa della guerra 1940-1943
Medaglia commemorativa della guerra di liberazione 1943-1945
Distintivo d'onore per i patrioti "Volontari della libertà"
Eisernes Kreuz II. Klasse 1939 (Croce di ferro di II
classe, Germania)
Cavaliere di Onore e Devozione del Sovrano Militare Ordine
di Malta[3]